In questi ultimi giorni sui mezzi di informazione che si occupano “anche” di vela sono state pubblicate due notizie che, pur riferendosi ad episodi avvenuti a migliaia di miglia di distanza, hanno molti punti in comune. Si tratta infatti di due naufragi nel corso dei quali gli equipaggi hanno deciso di abbandonare al proprio destino la barca a vela sulla quale stavano navigando.
Premetto che non è intenzione di chi scrive entrare nel merito delle decisioni prese dai due Comandanti: spero solo di non trovarmi mai in una situazione così critica (per non dire drammatica), nella condizione di prendere una decisione a dir poco dolorosa. Aggiungo che in entrambi i casi i naufraghi sono stati tratti in salvo quindi possiamo parlare, con tutti i “se” ed i “ma” del caso, di lieto fine.
Partiamo dalla cronaca. Il 2 Dicembre il catamarano Karoline (un Leopard 45), impegnato in una regata oceanica, lancia il MayDay a causa di una falla dalla quale entra molta acqua di mare che danneggia irrimediabilmente l’impianto elettrico di bordo. L’equipaggio si trasferisce sulla zattera autogonfiabile e viene soccorso dopo poche ore da un un’altra barca a vela, iscritta alla stessa regata.
Il catamarano viene definitivamente abbandonato a circa 300 miglia da Capo Verde ed i due equipaggi decidono di proseguire, insieme, nella traversata oceanica verso Santa Lucia , nei Caraibi.
Il 26 Novembre (in questo caso siamo nel siamo sul Tirreno), una barca a vela di 15 metri partita da Arbatax (Sardegna) e diretta verso la Sicilia, viene investita da una tempesta con vento forza 8; subisce danni alle vele ed all’attrezzatura di coperta. L’armatore decide di chiedere soccorso, viene raggiunto da un mezzo della Guardia Costiera e portato a bardo, insieme al suo equipaggio: la barca viene abbandonata a sé stessa.
Che cosa hanno in comune queste due vicende? In entrambi i casi, i Comandanti hanno deciso di abbandonare la loro imbarcazione. Non solo. Le due barche, accumunate da questo triste destino, hanno continuato a navigare da sole: il catamarano è ancora alla deriva in pieno Oceano Atlantico e si sta lentamente avvicinando a Capo Verde dove, se la corrente presente in zona si manterrà più o meno costante, è “atteso” tra qualche giorno.
La seconda barca è invece approdata (spiaggiata) in data 1° Dicembre a Cefalù, dove è stata recuperata dall’armatore il quale eseguirà tutti gli interventi necessari per farla nuovamente navigare. Fermo restando lo spavento per la brutta avventura, poteva andargli molto peggio.
Questi due episodi, che non sono nemmeno i primi, suggeriscono alcune riflessioni e considerazioni… (fine della prima parte).
Buon Vento!
Mirco Mascotto
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