Considerando che, come gruppo velico, Il Paterazzo è da sempre attento alla sicurezza e per questo allena e aggiorna con serietà, impegno e costanza i propri capibarca, ritengo utile e doveroso, anche alla luce di personali esperienze non solo in campo nautico, proporre di considerare a tutti, capibarca, aiuto capobarca, allievi e non, questa seria eventualità usando modi e metodi atti a non urtare la suscettibilità di alcuno.
Quando navighiamo ci affidiamo in toto allo skipper/capobarca designato dal Gruppo come comandante. Questa persona, che fa parte di una cerchia ristretta di riconosciuti e capaci navigatori nell’ambito del gruppo velico di appartenenza o delle nostre amicizie, è persona che gode di stima e fiducia grazie anche all’esperienza maturata e alle conoscenze dimostrate in molte occasioni, che possono spaziare dalla navigazione pratica a bordo di varie imbarcazioni più o meno grandi, all’aver saputo affrontare situazioni difficili con arte e destrezza o alla buona capacità di trasmettere l’arte marinara in ambito didattico.
Alcuni di questi sono persone modeste, nelle quali mai si immaginerebbero queste particolari capacità, mentre altre, un po’ esuberanti, sono magari sovrastimate ma, comunque sanno fare il loro “mestiere”. Fra queste due classi di appartenenza qualcuno riesce a comunicare le proprie debolezze, paure, indecisioni o incidenti in cui sono accorsi, altri invece non riescono ad esprimere questi ‘sentimenti’, magari per paura di intaccare la propria autostima o autorevolezza ottenuta nel tempo.
E questa è una differenza, non irrilevante, non fosse altro per il fatto che condividendo personalmente i fatti accaduti, questi diventerebbero subito credibili e fonte di insegnamento, a differenza di voci tramandate col passaparola che, come spesso accade negli ambienti “amatoriali”, trasforma una sardina pescata in un tonno.
Certo che il top sarebbe che tutti maturassero esperienze simili fra loro poiché, come dice un vecchio proverbio, che non posso qui citare alla lettera: “Quando il mare è calmo assai, siamo tutti marinai, quando il mare è un poco mosso ci c… tutti addosso”!
Tuttavia non è questo il nocciolo di questa riflessione, ma contiene una potenziale insidia che è riassunta nel titolo: “Presunzione di certezza”. Tale insidia è piuttosto difficile da esternare anche per una capibile soggezione che si potrebbe avere nei confronti del comandante poiché, oltre a insinuare dubbi sulle scelte attuate, potrebbe urtarne la suscettibilità, ledere consolidati rapporti di leadership e non ultimo quelli di un’amicizia personale.
Quindi il nocciolo della questione è: “Potrà mai sbagliare uno che in mare ne ha fatte e viste tante e permettermi di fargli un’osservazione sulle sue scelte? Mah, secondo me no! Ho fiducia cieca in lui!
Ebbene, nulla di più sbagliato (Leggi Costa Concordia oggi più che mai attuale!). Non bisogna dare sempre tutto per certo e scontato perché lo ha deciso “Lui”!
Quindi? Quindi sarebbe bene si diffondesse anche la buona abitudine/educazione di non tacere potenziali dubbi su scelte fatte da comandanti pur esperti, a cui magari qualche dettaglio potrebbe essere sfuggito.
Ricordando una vecchia locuzione latina “Errare humanum est”! Per mille motivi, ma potrebbe accadere. E ricordiamoci che: “Basta una volta!”
Non trascuriamo inoltre il fatto che una serena discussione/spiegazione sarà sempre e comunque fonte di reciproca crescita e arricchimento personale, ma soprattutto c’è da augurarsi che tutti abbiano il buon senso di non prendersela, ma anzi di accettare e compiacersi per l’attenzione che l’equipaggio ripone nelle scelte operate.
Alla fine questo comportamento potrebbe essere un potentissimo segnale che sottolinea ancor di più i valori che il Paterazzo vuole trasmettere: un po’ di modestia, in fin dei conti non è poi così male, anzi!
B.V.
Francesco Rancan
P.s. dalla Redazione: Un grazie a Giorgia per aver interpretato il mood dell’articolo nell’immagine di copertina!
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